Guardando in prospettiva al nuovo anno, e a come si andranno ancora a modificare gli equilibri del mondo del lavoro, non si può non tener conto di come il lavoro da remoto e le forme ibride di alternanza tra casa e ufficio, la necessità di tenere motivati e di trattenere in azienda i migliori elementi, l’importanza sempre crescente che ha assunto il bisogno di trovare un equilibrio tra vita privata e vita lavorativa abbiano contribuito a far sì che ogni modello consolidato di leadership venisse messo in discussione e rivisto, insieme spesso alla stessa cultura aziendale.
In che modo chi è investito della leadership aziendale può migliorare il rapporto tra dipendenti e datori di lavoro in questo 2023? Ecco qualche consiglio secondo noi utile allo scopo.
Intervenire sul contenuto e sulla organizzazione delle mansioni lavorative, delle attività, relazioni e responsabilità, permette di ripensare in maniera più moderna e condivisa il modo in cui lavorano i propri dipendenti. Dopo aver certificato il fallimento del modello tradizionale per ciò che riguarda il benessere dei collaboratori, la prospettiva indicata sembra quella di far sì che al successo lavorativo si possa accompagnare quello nel tempo che non viene dedicato alle attività professionali.
Applicarsi nella riformulazione dell’offerta di lavoro, sia per ciò che riguarda gli aspetti “macro”, come ad esempio nel caso di settimana lavorativa corta o di alternanza tra presenza in ufficio e lavoro da remoto, sia per quel che concerne gli aspetti “micro”, più personali e tagliati sul singolo, come nel caso di rimodulazioni di orario in base alle esigenze specifiche del genitore o del lavoratore che si occupi di una persona non autosufficiente, traccerà la linea di demarcazione tra l’azienda lungimirante e quella rimasta al palo.
Spesso, tra l’altro, modifiche di questo tipo possono essere fatte senza incidere sui costi, semplicemente ripensando e ottimizzando l’esistente nell’ottica della massima efficienza. Un investimento che ritorna.
Come dimostra l’enorme valore della comunicazione all’interno dei rapporti di lavoro, sottostimare l’importanza e la qualità delle relazioni può rivelarsi un errore molto grave. Veniamo da un periodo nel quale si è assistito a una certa frustrazione da parte dei datori di lavoro per l’adattamento forzato alla mancata presenza in ufficio da parte dei lavoratori, e in molti casi ciò ha portato a danneggiare il rapporto con i collaboratori a causa di frustrazioni, conflitti inespressi e mancati riconoscimenti.
La sfera emotiva ha assunto una centralità forse mai avuta prima d’oggi, e i rapporti di lavoro basati invece sul rispetto reciproco, l’empatia e la cura hanno dimostrato di produrre risultati migliori non solo in termini di benessere psico-fisico, ma anche in termini di produttività e risultati. La gestione dei conflitti e la qualità delle relazioni interpersonali all’interno della vita lavorativa possono rappresentare le basi su cui costruire un rapporto tra datore di lavoro e dipendente duraturo e di successo.
Se davvero si vuole andare oltre il “matricola 1001/bis” tanto caro ai film che vedevano protagonista Paolo Villaggio, dove i sottoposti erano una platea pressoché indistinta di subalterni senza dignità, bisogna superare il concetto di massa di lavoratori e imparare ad approfondire le esigenze individuali, le spiccate o talvolta mancate ambizioni, le passioni di ognuno. Imparando a rendersi conto e a misurare il livello di integrazione dei singoli individui nel team di lavoro al quale appartengono.
Tutto questo farà sì che il valore di ognuno possa essere riconosciuto nel migliore dei modi, e insieme permetterà di utilizzare le giuste persone nei giusti ruoli, componendo le squadre di lavoro nella maniera più efficace possibile.
Cambiare il paradigma della leadership da quello incentrato su “comando e controllo” a quello basato su “esempio e autenticità” significa anche saper rimanere aperti di fronte alle critiche, e saper cogliere gli spunti che provengono dai dipendenti. Fenomeni come il “quite quitting” o addirittura le dimissioni per incompatibilità o frustrazione sul luogo di lavoro non sono fenomeni nuovi, apparsi per miracolo dopo la pandemia, quanto piuttosto la rappresentazione evidente del fallimento di un modello che faceva della comunicazione un’arma a senso unico, e che nascondeva in un angolo eventuali dissensi o malumori rispetto alle scelte organizzative.
Saper cogliere gli spunti provenienti dai collaboratori, cuore pulsante dell’organizzazione, e saperli trasformare in azioni che puntino al miglioramento continuo sono i “superpoteri” del leader moderno.
La contemporaneità è sempre più fatta di lavoro a distanza e flessibile, che poggia la sua stessa esistenza su una base di necessaria responsabilità personale del dipendente. Superare la tendenza ossessiva al micromanagement, al voler tenere tutto sotto controllo, e investire sulla fiducia nell’organizzazione personale del lavoro da parte del collaboratore – nell’ottica sempre del raggiungimento dei risultati concordati – può fare la differenza.
Lavorare in maniera efficace e gestire le esigenze personali non sono elementi che necessariamente devono essere in disaccordo fra loro. Anzi, lasciare il giusto spazio perché essi possano trovare armonia crea le condizioni perfette perché crescano e si rafforzino motivazione e benessere. E non c’è bisogno di ripetere il ruolo strategico, anche per il business, di questi due ingredienti…
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