Pensate all’immagine di una molla. Una volta compressa e apparentemente rimpicciolita, essa rimbalza in avanti e sprigiona tutta la sua forza, tornando poi in una posizione di tranquillità. Questa capacità di assorbire gli urti senza crollare, la tanto decantata resilienza, è il vero valore in più delle organizzazioni che oggi hanno successo.
Come tante altre cose, non si realizza all’improvviso e non scende dal cielo, quanto piuttosto è il frutto di un lavoro costante per rendere l’organizzazione capace di navigare attraverso le difficoltà, resistendo quando è necessario, per poi riorientarsi e imparare dalla situazione stessa, raddoppiando gli sforzi su ciò che funziona ed eliminando ciò che invece non funziona. Come aumentare dunque la resilienza della propria organizzazione?
Coloro che prendono decisioni in azienda devono innanzitutto comprendere come gli investimenti su alcuni aspetti siano profittevoli dal punto di vista organizzativo e insieme finanziario. Abbiamo individuato quattro aree nelle quali intervenire in maniera tempestiva:
Puntare sull’agilità organizzativa permette innanzitutto di impegnare di volta in volta strutture e risorse a seconda della situazione da affrontare, elemento fondamentale di fronte ai momenti di difficoltà. Sapere di non dover bloccare ogni volta i processi per riferire al decisore unico, ma di poter decentrare la responsabilità e insieme favorire l’autonomia, permette una gestione del tempo migliore e più efficiente. Il tempo, in questa fase storica, è emerso come uno dei valori principali da tutelare e tutto quello che può contribuire a sprecarlo va tagliato ed eliminato.
Nel mondo del lavoro odierno, ogni team di lavoro dovrebbe essere composto da persone che si sentano insieme motivate e autorizzate a prendere decisioni. Ripensare in quest’ottica la struttura e la gestione del personale, e insieme curare i collegamenti tra team e con la dirigenza, fa sì che tutto si orienti verso l’efficienza e contribuisca ad evitare il più possibile i colli di bottiglia. Elemento fondamentale a questo riguardo è quello relativo alla “cultura dell’errore”. Guardare all’errore come parte integrante del processo, opportunità di crescita e cambiamento e non come punizione, fa la grande differenza tra un’azienda che possa puntare all’apprendimento continuo, alla crescita e alla creatività, e una ingessata e bloccata dalla paura di sbagliare dei suoi collaboratori.
Ciò porta direttamente a rivedere il concetto di Leadership in una versione necessariamente dinamica, nella quale non sempre tutte le risposte sono chiare fin dal principio, non tutto è immutabile (anzi) e le domande sono parte integrante del processo decisionale. Resi evidenti i limiti della differenziazione binaria tra “giusto” e “sbagliato”, ecco che il leader dell’organizzazione resiliente è capace di vedere opportunità dove altri vedono problemi, sa affidarsi a un feedback puntuale e pone grande attenzione alla comunicazione interna.
Tutto quello che abbiamo sottolineato porta a rafforzare una cultura aziendale che investe sulle capacità dei propri collaboratori, li responsabilizza e sa decentrare il comando, senza dimenticare il benessere personale. Elementi fondamentali per poter risultare attrattivi sul mercato del lavoro, in una fase in cui si stima (dati McKinsey) che quasi la metà delle organizzazioni (il 45%) andrà incontro a carenza di competenze nei prossimi 5 anni. Una situazione che già oggi appare evidente per molte aziende. Definire chiaramente la propria cultura aziendale, rivalutare i pacchetti di retribuzione e benefit per il personale, puntare sulla flessibilità e non fossilizzarsi sull’ufficio come unico luogo deputato allo svolgimento del lavoro sono tutte facce della stessa medaglia.
Il vantaggio di avere un’organizzazione resiliente metterà la propria azienda in una posizione migliore rispetto alla concorrenza. E permetterà durante le fasi di crisi di guardare al bicchiere come mezzo pieno, piuttosto che tristemente mezzo vuoto.
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