Tra le molte altre cose – non tutte gradevoli al ricordo – l’anno 2020 è stato certamente l’anno del lavoro da remoto. Lo smart working, fenomeno nel nostro paese ancora di nicchia fino ai primi mesi dello scorso anno, è stato dapprima l’unica soluzione percorribile per garantire il proseguimento dell’attività aziendale, per poi diventare uno degli argomenti più dibattuti e controversi del mondo del lavoro. Spesso osteggiato sul fronte datoriale e vittima di pregiudizi non sempre motivati dai fatti, il lavoro da remoto è stato invece sostanzialmente apprezzato dalla forza lavoro, che durante questi mesi ha visto crescere, insieme alle ore passate in videoconferenza, il proprio benessere personale. Senza, tra l’altro, che in linea generale ne venisse a risentire la produttività aziendale.
Il futuro? Sarà senza dubbio alcuno un mix tra presenza e remoto, per una forma di lavoro ibrido, più flessibile in orari e modalità, come ben descritto nel Work Trend Index 2021, uno studio condotto da Edelman Data x Intelligence per conto di Microsoft che ha coinvolto oltre 30.000 persone in 31 Paesi, Italia inclusa.
“L’anno 2020 ha cambiato il lavoro per sempre”, si legge all’esordio dello studio, a conferma di come il futuro stia già bussando alla porta. Flessibilità e ibrido saranno le parole d’ordine delle nuove modalità di lavoro, con i dipendenti a prendere il controllo di dove, come e quando organizzare il lavoro, secondo gli obiettivi delineati. E i leader aziendali che meglio predisporranno la fase di transizione saranno anche quelli che potranno contare su collaboratori migliori e più motivati, visto che dai dati emerge come ben il 40% della forza lavoro globale intenda lasciare il proprio datore di lavoro attuale e il 46% preveda di trasferirsi cogliendo l’opportunità di lavorare da remoto.
7 trend dal Work Trend Index 2021
Lo studio delinea 7 trend che dovranno essere tenuti nella massima considerazione da ogni leader aziendale nel 2021, pena il rischio di perdere i migliori elementi in azienda:
Il lavoro flessibile è qui per restare. Le aspettative dei collaboratori sono cambiate: il 73% dei dipendenti vuole l’opportunità di lavorare da remoto e il 67% chiede momenti di lavoro in presenza con il proprio team. C’è perciò la necessità di ridefinire gli spazi di lavoro e garantire pari opportunità a tutto il personale. Il 66% dei leader aziendali dichiara di essersi messo già al lavoro.
I leader devono mantenere il contatto coi dipendenti. Nella ricerca si sottolinea come per molti datori di lavoro la situazione sia stata ben più rosea rispetto a quella dei dipendenti. Se il 61% dei primi denuncia una situazione di benessere e prosperità, ben il 37% della forza lavoro globale sottolinea invece, al contrario, una situazione in cui le aziende hanno preteso troppo. “Ora più che mai”, si legge, “le persone si aspettano che i leader abbiano piena coscienza di quelle che sono le necessità dei singoli”. Pena una frattura che può farsi insanabile.
Un elevato livello di produttività nasconde una forza lavoro esausta. Un dipendente su cinque denuncia poco interesse verso l’equilibrio tra il lavoro e la vita privata, il 54% sente di lavorare troppo, il 39% si sente letteralmente esausto. L’intensità digitale delle giornate di lavoro è infatti aumentata notevolmente, con il numero medio di videoconferenze e chat in costante aumento dall’anno scorso. La ricerca dell’equilibrio sarà fondamentale.
La Generazione Z va rivitalizzata. Dai dati emerge come sia la fascia 18-25 quella che ha fatto più fatica in questa fase di transizione, denunciando maggiori difficoltà sia per quanto riguarda la motivazione, sia in fase di proposizione di nuove idee. Ed è una generazione cruciale per il prossimo futuro.
I gruppi troppo ristretti mettono in pericolo l’innovazione. Le persone che si sono descritte come più produttive sono state anche quelle che hanno avuto intorno forti relazioni lavorative e una sensazione di completa inclusione nella cultura aziendale. Al contrario, i numeri sono negativi per quanti abbiano segnalato scarse relazioni all’interno dell’azienda con altri membri e altri team di lavoro. Perdere il contatto riduce dunque le possibilità di risultare innovativi e proporre nuove idee.
L’autenticità stimolerà produttività e benessere. Quando il lavoro diventa più “umano” migliorano produttività e benessere. “La vulnerabilità condivisa di questa fase storica ci ha dato una grande opportunità per portare vera autenticità nella cultura aziendale e trasformare il lavoro in meglio”, sono le condivisibili parole di Jared Spataro, CVP di Microsoft 365.
In un mondo del lavoro ibrido, il talento è ovunque. Il passaggio al lavoro a distanza contribuisce a creare un vasto mercato del lavoro basato su capacità e talento. Ne è una conferma il fatto che le offerte di lavoro da remoto postate su LinkedIn siano cresciute di ben 5 volte nell’ultimo anno, offrendo possibilità a persone che altrimenti sarebbero state tagliate fuori dalle forme di lavoro tradizionali. Per le aziende si tratta dell’opportunità di avere a disposizione, in una nuova forma, i talenti più adatti al raggiungimento degli obiettivi delineati. A patto ovviamente, e in particolare nel caso italiano, di essere capaci di andare oltre i pregiudizi verso le forme di lavoro a distanza.
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