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Leadership e controllo dei dipendenti: il paradosso della trasparenza

25 Gennaio 2023
Leadership e controllo dei dipendenti: il paradosso della trasparenza

Misurare quantitativamente e qualitativamente quello che accade all’interno dei luoghi di lavoro è diventata giustamente, come abbiamo più volte sottolineato, una delle buone pratiche da seguire per il miglioramento organizzativo. Si tratta di un passo che può distinguere una decisione presa di pancia da una presa con cognizione di causa, e a pieno beneficio della società. Oggi come oggi il progresso tecnologico fa sì che si abbiano a disposizione validissimi strumenti per compiere tali misurazioni, che giungono fino alla soglia del controllo vero e proprio sulle attività dei dipendenti, in stile Grande Fratello.

Appare dunque lecito chiedersi, non solo dal punto di vista etico ma anche da quello collegato ai benefici in termini organizzativi e produttivi, quale sia il limite oltre il quale questo desiderio di “trasparenza” rischi di trasformarsi nel suo paradosso.

La definizione di “paradosso della trasparenza” appartiene al professor Ethan Bernstein, associato di Organizational Behavior presso la Harvard Business School, che da tempo ha focalizzato i suoi studi proprio sull’impatto sulla produttività della trasparenza sul posto di lavoro – ovvero l’osservabilità delle attività, delle routine, dei comportamenti, dei risultati e delle prestazioni dei dipendenti. Senza dimenticare le implicazioni che coinvolgono la leadership e la struttura dell’organizzazione stessa.

Esiste infatti, ed è impossibile negarlo, un rischio di eccessiva semplificazione del concetto di trasparenza, che coinvolge i soggetti investiti della leadership. Si crede spesso che, se le persone svolgono il proprio lavoro sotto il pieno controllo, tenderanno ad essere più aperte e responsabili, segnaleranno e risolveranno i problemi più facilmente e condivideranno informazioni e buone idee.

Il lavoro del professor Bernstein sottolinea proprio come in questo modo si sottovalutino le distorsioni derivanti dallo stesso fatto di essere osservati, nonché il fatto che la percezione di un eccesso di controllo porti a risultati opposti a quelli desiderati, con il lavoratore che finisce per modificare in senso difensivo la sua condotta ed a nascondere determinate attività, a tutto detrimento della produttività aziendale. Un anche modesto aumento dei livelli di privacy, al contrario, si dimostra benefico per ciò che concerne la creatività, la sperimentazione, la diminuzione delle distrazioni e la tendenza al miglioramento continuo.

In una fase nella quale il concetto di sorveglianza digitale si fa spazio nella società, e di riflesso anche nei luoghi di lavoro, chi è investito della leadership non può non farsi domande riguardo al rapporto costi/benefici di ogni implementazione. Non mancano le aziende che si sono già interrogate sull’argomento e hanno approfondito la questione relativa al rapporto tra la privacy e la trasparenza, cercando il modo di ottenere vantaggi da entrambe. La soluzione è stata quella di tracciare dei confini certi, ponderati, condivisi e definiti, oltre i quali il desiderio di trasparenza incontrasse la protezione garantita dalla privacy. E la fiducia.

Le aziende consapevoli di tutto ciò sono state quelle che hanno raggiunto i migliori risultati, potendo contare su più innovazione, produttività e cura da parte dei propri dipendenti, secondo i dati raccolti dalla ricerca del professor Bernstein. Perché l’obiettivo non deve essere il controllo al fine di poter erogare la sanzione, quanto piuttosto la misurazione con la prospettiva di puntare al miglioramento. Tra le due cose c’è una bella differenza.

E certamente bisogna evitare di dimenticarsi di come non si possa fare esclusivo affidamento su un software per cogliere la bontà del lavoro di un dipendente, come se si fosse davanti alle performance di un atleta professionista. Se ci si affida al calcolatore elettronico per tracciare il numero di e-mail o la quantità di tempo spesa in questa o quella attività, allora quei numeri non potranno mentire, ma difficilmente un programma potrà accorgersi della qualità di un’idea innovativa o dell’ottima conversazione avuta al telefono con un cliente. Per quello fortunatamente ci sono ancora le persone e le loro intelligenze, fondamentali sia dal lato manageriale sia per ciò che concerne la forza lavoro.

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