Pianificazione e capacità di analisi. Sono due dei termini chiave che si ripetono frequentemente in questa fase storica all’atto di intraprendere qualsiasi percorso di crescita, intesa dal punto di vista della produttività e dei ricavi così come del benessere aziendale. Senza una chiara visione del percorso che si vuole intraprendere e delle difficoltà che si potrebbero incontrare, e senza una corretta e il più possibile oggettiva valutazione in corso d’opera di ciò che stia più o meno funzionando, si procede infatti al buio, secondo routine che possono rivelarsi (e puntualmente spesso si rivelano) catastrofiche per l’impresa.
E se siamo ormai tutti d’accordo sulla centralità delle persone, le cosiddette risorse umane, all’interno dell’organizzazione aziendale, ecco perché assume un’importanza cruciale avere ben chiari (e aggiornati) i punti di forza e di debolezza dei singoli elementi che compongono il team. Come farlo? Grazie al bilancio delle competenze.
Spesso associato al concetto di orientamento, per l’inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro, il bilancio delle competenze è lo strumento che consente di definire le conoscenze e le abilità acquisite dalla persona, all’inizio o nel corso della sua attività professionale. Attraverso questa “mappatura”, che si attua mediante colloqui, test valutativi e anche autovalutazioni, emergono chiaramente i punti di forza e di debolezza del singolo lavoratore, le sue attitudini e gli interessi, così come le aree che più sono fonte di motivazione per la persona.
Effettuare un bilancio delle competenze al lavoratore in ingresso, e alla forza lavoro presente in azienda, è un elemento strategico: permette da un lato di avere una fotografia piuttosto chiara della situazione del momento, così da poter pianificare con cognizione di causa anche i processi formativi ai quali sottoporre i singoli soggetti nell’ottica del loro sviluppo professionale, e insieme fornisce preziose informazioni circa le attività che potrebbero tenere la risorsa “ingaggiata” e motivata sul posto di lavoro.
Senza dimenticare che competenza fa rima (in senso figurato, s’intende) con autonomia e senso di responsabilità, altri due elementi che assumono una grande importanza dal punto di vista organizzativo al giorno d’oggi. Se infatti sempre più si vanno affermando forme di lavoro nuove, che non prevedono necessariamente la compresenza in ufficio, sapere di poter contare su risorse altamente competenti e autonome fa sì che la macchina organizzativa proceda senza intoppi, con il beneficio ulteriore di concedere al dipendente la possibilità di modellare secondo i propri bisogni l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.
Se insomma si vuole lavorare per obiettivi, come pare essere inevitabile, e insieme si vuole contare su personale motivato e propositivo, un chiaro bilancio delle competenze e una definita mappa dello sviluppo – funzionale nella previsione di un percorso lavorativo all’interno dell’azienda – sono irrinunciabili. Un discorso che vale certamente per i giovani che stanno muovendo i primi passi nell’organizzazione, ma anche per i professionisti e i manager, che possono grazie a questo tipo di valutazione comprendere dove valga la pena investire nell’ottica di una maggiore specializzazione. D’altronde, la formazione è un processo continuo e tenersi aggiornati è vitale.
Li abbiamo già accennati, ma quali sono concretamente i vantaggi di una corretta analisi delle competenze del personale aziendale? Possiamo indicarne almeno tre:
Quando si avesse l’evidenza del difetto di competenze in alcune aree, ecco che l’azienda può correre ai ripari prima che le cose precipitino, intervenendo con percorsi di formazione mirata.
Un elemento da non sottovalutare dal punto di vista motivazionale è quello relativo al saper riconoscere quali dipendenti spicchino dal punto di vista delle performance, anche per poterli adeguatamente ricompensare. Grazie al bilancio delle competenze tutto ciò diventa più chiaro e immediato, con benefici conseguenti sia per l’organizzazione che per il dipendente.
Non tutti i dipendenti potranno seguire gli stessi percorsi, e non tutti evidenziano capacità di leadership per assumersi nuove responsabilità nel corso del tempo. Saper collocare la giusta persona nel posto giusto senza affidarsi all’intuito, ma basandosi su elementi quanto più possibile oggettivi, fa la differenza tra il doversi successivamente ricredere e il raccogliere i frutti di una corretta pianificazione.
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