Che cosa fa funzionare i rapporti di lavoro? Cosa rende alcune aziende migliori delle altre? Quali sfide accomunano le varie realtà in questa fase storica? Tutte domande interessanti e importanti, che necessitano di risposte basate su dati quanto più possibile certi, raccolti continuativamente nel tempo e confrontati per andare alla ricerca di tendenze e deviazioni, in negativo e in positivo, che possono marcare la differenza tra un luogo dove le persone lavorano con passione e profitto e un altro dove i musi lunghi e gli scarsi risultati abbondano.
È esattamente il caso dei numeri raccolti nell’indagine “Why People Work” condotta da GWI – la società di ricerca GlobalWebIndex – su un pannello di oltre 30mila professionisti in 18 mercati mondiali, utile per fare il punto della situazione sul mondo del lavoro all’alba di questo 2023 e insieme per comprendere quali possano essere gli obiettivi chiave da raggiungere nei prossimi mesi, verso i quali concentrare al meglio le proprie energie organizzative.
Intanto, c’è da registrare un dato sicuramente positivo: al di là delle visioni parziali, il livello di soddisfazione dei lavoratori appare in crescita, con la percentuale degli “estremamente soddisfatti” che è cresciuta del 10% dalla metà del 2021 ad oggi. Più in generale, gli insoddisfatti (nelle varie gradazioni di grigio) rappresentano complessivamente il 12% della forza lavoro, mentre il 77% del pannello si trova in una situazione che oscilla tra il “in qualche modo soddisfatto” e la piena soddisfazione. Dopo un anno nel quale si è fatto un gran parlare di tendenza all’abbandono del posto di lavoro e di conflitti tra leader più o meno scadenti e collaboratori stressati, è certamente un risultato che suscita sorpresa.
I più soddisfatti risultano essere quanti lavorano nel campo della tecnologia e della comunicazione, mentre quelli che più storcono la bocca in questa fase storica sono i lavoratori del comparto sanitario (guarda un po’…), quelli che sono impiegati in Organizzazioni Non Profit, i professionisti dell’Arte, dei Media e della Pubblicità e personale impiegato in Enti Governativi.
Stipendio e equilibrio tra lavoro e vita privata sono le prime due voci che, per distacco, alimentano la soddisfazione di cui sopra, con il work-life balance che per ciò che riguarda il Regno Unito supera addirittura la busta paga. E se da un lato cala l’apprezzamento per benefit come l’auto della compagnia o i premi legati alla produttività, aumenta invece quello per gli sconti e i buoni presso i rivenditori, per il rimborso delle tasse scolastiche, del tempo libero per aiutare buone cause o enti di beneficenza.
Cambiano insomma determinati obiettivi dei lavoratori, che in misura sempre maggiore chiedono al loro impiego flessibilità, sia nella modalità di svolgimento del lavoro sia in quella relativa al luogo dal quale essere operativi. I lavoratori da remoto apprezzano i miglioramenti nell’equilibrio tra lavoro e vita privata, e più in generale risultano felici di risparmiare sulla tratta casa-lavoro o sulla spesa legata al cibo, nonché di avere più tempo a disposizione per sé, pur mantenendo alti livelli di produttività.
La fotografia attuale scattata dall’indagine GWI ci racconta che il 35% dei dipendenti lavora al momento principalmente in ufficio, con qualche giorno in collegamento da remoto, il 31% esclusivamente in ufficio, il 22% lavora principalmente da remoto, con qualche giornata in ufficio e il 12% esclusivamente da remoto. Interessante andare ad indagare sulle prospettive per il futuro, rispetto a questo quadro iniziale. La percentuale di lavoratori che vorrebbero lavorare esclusivamente da remoto è infatti doppia rispetto a quella attualmente registrata, con il maggiore travaso che verrebbe da coloro che invece sono permanentemente in ufficio. La soluzione preferita rimane in ogni caso quella ibrida, con un’alternanza tra giornate in ufficio e giornate in collegamento da remoto.
La domanda di flessibilità a livello globale sta comunque trovando consistenti risposte, con le aziende che hanno compreso quanto sia importante andare incontro alle nuove esigenze emerse in questa fase. A conferma di ciò, non mancano gli scatti percentuali in positivo per ciò che riguarda la possibilità di scegliere in autonomia i periodi di vacanza, di lavorare da casa, o da altra località, e di scegliere in quali orari essere operativi durante la giornata (con buona pace ove possibile del canonico orario di lavoro).
Interrogati infine sulle sfide che le compagnie e i team di lavoro devono giornalmente e dovranno affrontare, ecco che emergono con forza come l’alta competitività dei mercati e la congiuntura economica attuale siano le principali preoccupazioni. A livello organizzativo c’è piena consapevolezza della necessità di migliorare nell’uso della tecnologia e di attirare nei team di lavoro persone di talento, così come a livello di cultura aziendale si ha coscienza dell’importanza di un ambiente lavorativo sano e positivo, dove le squadre siano ben integrate tra loro e dove si presti attenzione al morale dei dipendenti.
Saper raccogliere dati, porre le giuste domande e non temere l’analisi delle risposte si conferma la maniera migliore per incidere sull’organizzazione aziendale a tutto tondo e in maniera consapevole, valutando con cognizione di causa gli scenari possibili. Nelle aziende dove questo quadro non corrispondesse alla realtà attuale, sarebbe bene valutare per tempo l’intervento di un professionista esterno, capace dopo un’attenta analisi di pianificare una strategia personalizzata.
Da oltre 15 anni tuteliamo aziende ed imprenditori nella corretta ed equilibrata gestione dei rapporti di lavoro.